domenica 3 aprile 2011

Semplicità



“E Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte”
Mark Rotchko
 La distinzione, intesa come separazione, come definizione è spesso sottovalutata e incompresa, al punto che spesso non realizziamo quanto possa essere risolutiva la presenza nel mondo del opposto delle cose. Se l’uomo non conoscesse il male, il dolore, la solitudine non potrebbe godere appieno della speranza, del piacere, della felicità. Dunque la ricerca del contrario assurge a metodo efficace per la scopertà della vera identità delle cose. Perché quindi non offrire, anche in questo caso, una prospettiva diversa? Perché non trattare, per capire cosa sia il lusso, della semplicità?
“Semplicità è naturalezza, spontaneità, sobrietà”. Così il vocabolario definisce questa parola. Una spiegazione solo apparentemente sbrigativa, inconcludente, che con un po’ di ironia potremmo definire, appunto, “semplice”, ma che a un’attenta riflessione si può rivelare esauriente.
La semplicità è l’essenza di ogni elemento. È nella natura che ci circonda. La fenomenologia delle sostanze chimiche,  ridotta ai minimi termini, risulta elementare e meravigliosamente compiuta. Il sangue e la carne di cui siamo fatti non sono altro che un insieme di cellule dalla struttura non eccessivamente complessa. I terremoti, gli uragani e le eruzioni vulcaniche, benchè possano provocare immani disastri ambientali, sono innescati da reazioni puramente meccaniche.

Marcel Douchamp

TATE modern, Londra

 In ambito letterario la semplicità è genialità, estro, la sostanza di un capolavoro. Abbellisce senza coprire e stupisce senza offendere. È bastevole a rendere lo scritto evocativo e denso di significato, senza peccare di minimalismo. “Odi Et Amo”, scrisse Catullo, esprimendo in pochi versi la contraddizione del sentimento amoroso.
La semplicità è una forma di perfezione che ogni essere umano persegue, seppur inconsciamente, per tutta la vita. Rappresenta forse una promessa di serenità, di beatitudine, di agiatezza, di un’esistenza priva di preoccupazioni e angosce, paradisiaca. Diviene così una conquista che si otterrà, dopo una saggia considerazione del proprio vissuto,  solo liberandosi del superfluo, delle cose terrene. È la prospettiva dell’asceta, del filantropo, del pensatore e del virtuoso. Era il credo di molti grandi poeti dell’antichità: da Orazio, sostenitore dell’idea di aurea mediocritas, a Virgilio, che celebrò la bellezza della vita campestre. Era, e dovrebbe essere ancora, la dottrina della religione cattolica.
La semplicità assume così un’ identità impalpabile, irraggiungibile, quasi divina. Essa rappresenta, intendendo il sostantivo in un’accezione non venale, né futile, l’unico vero lusso cui possiamo e dobbiamo tendere. 

Si sarebbe portati a dire che così come la perfezione, essa non appartiene a questo mondo. Invece il lusso, al quale, almeno nella sua accezione più venale e futile, ben pochi possono sognare di accedere, ne fa di certo parte. Ma è sperabile che la sua ricerca esasperata non abbia a condizionare le nostre esistenze.
Musee Pompidou, Parigi
“La semplicità è una complessità risolta” ( Brancusi )

1 commento:

  1. Non capisco a cosa si riferisce l'ultima frase: la "ricerca esasperata" di cui parla Brancusi è riferita al lusso o alla semplicità?
    In ogni caso, il post è molto interessante.
    E' vero, la semplicità appare fantomatica, impalpabile rispetto al tanto tangibile lusso.
    Mi interessa molto il tema della contrapposizione con cui si apre la riflessione che ci proponi.
    Niente esiste se non esiste il suo contrario. Oscurità e illuminazione sono all'interno di ognuno i noi.

    RispondiElimina